Nel 1987 Paolo Caruso, Giulia Baciocco e Andrea Sarchi riuscirono a superare dopo giorni e giorni di tentativi gli strapiombi della Farfalla sul Paretone della vetta Orientale del Corno Grande tracciando una delle vie più difficili di tutto il Gran Sasso. “Oltre che di una splendida arrampicata si tratta di un viaggio dentro la montagna e se stessi. Per questo Paolo decide di dedicarla al Nagual, la realtà profonda e al di là del visibile che si contrappone al Tonal, il mondo che può essere spiegato e seguito dalla ragione. Secondo Castaneda, scrittore peruviano, gli esseri umani hanno due lati. Il lato destro (Tonal) abbraccia tutto ciò che l’intelletto è in grado di concepire. Il sinistro (Nagual) è il dominio dell’indescrivibile, un dominio impossibile da rendere a parole. Ecco perché la via fu battezzata Il Nagual e la Farfalla.” (tratto da “I giorni della grande pietra” di Stefano Ardito)
Il 24 e 25 giugno 2001 un ragazzo di Terni, Stefano Zavka, compie la prima solitaria della Farfalla e, dopo un pernotto in parete, prosegue ad arrampicare sul Doponagual, altra difficile via che lo porta in cima alla Orientale. Oltre che di una prima solitaria, stavolta, si tratta di una prima ripetizione.
Ho conosciuto Stefano qualche mese dopo questo suo grande risultato, quando ormai era già un’ Aspirante Guida Alpina. Ed è con lui che ho mosso i miei primi passi in alpinismo, sia in ambiente estivo che invernale, salendo anche qualche quattromila. Finchè il destino nel 2007, a soli 35 anni, se l’è portato via sul K2, dopo aver raggiunto gli 8611 metri della vetta. Ma il suo ricordo non mi ha mai abbandonato, il suo spirito, in qualche modo, mi è sempre accanto. “Il ragazzo che ricordo non è il primo scalatore solitario della Farfalla sul Gran Sasso, non è l’elegante e fortissimo alpinista del Centro-Sud che ha stupito con le sue ascensioni di misto estremo sul Monte Bianco, né quello dei canalini vertiginosi discesi con gli sci: il ragazzo che io ricordo è l’amico che mi ha accompagnato per tanti anni lungo strani ed entusiasmanti vagabondaggi verticali, che aveva fatto dell’altruismo una pratica di vita e che mi sorrideva, quasi sempre guardandomi dall’alto (ma comunque vicinissimo), quasi sempre appeso ad una nuvola.” (tratto da “Salire con Stefano Zavka” di Lorenza Moroni).
Ed è questo suo esempio che cerchiamo di seguire in montagna. Che siano boschi incantati, creste affilate, canalini innevati, pareti verticali o semplici sentieri… non importa la meta o la difficoltà del percorso, ciò che conta è il viaggio, l’armonia, l’amicizia, lo spirito.
Racconta una leggenda che, alla nascita di un neonato, il padre esce fuori dalla capanna e sparge della cenere per terra. Il primo animale che vi lascerà le impronte diventerà il Nagual, ovvero lo spirito guida del bambino, al quale il Nagual correrà in aiuto ogni volta che ce ne sarà bisogno.
Ecco, mi piace pensare che tu, Stefano, sei il nostro Nagual. Uno spirito che segue il nostro cammino e lo ispira… proprio come hai fatto negli anni in cui ho avuto il privilegio di arrampicare al tuo fianco. Ho un ricordo nitido di ogni scalata, della passione che sentivo crescere dentro di me giorno dopo giorno e che mi ha portato a diventare, nel 2005, Accompagnatore di Media Montagna.